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Sentenza

Nuovo sciopero proclamato dai Giudici di Pace: dal 1 al 14 Ottobre.
Nuovo sciopero proclamato dai Giudici di Pace: dal 1 al 14 Ottobre.
I Giudici di Pace tornano a rivendicare il riconoscimento della dignità alla categoria con un nuovo sciopero indetto dal 1° al 14 ottobre. In una lettera inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Giustizia, alla Commissione di garanzia sullo sciopero, ai Presidenti delle Corti di Appello e alla Commissione europea spiegano le ragioni dell'iniziativa.

Oggetto: Comunicazione dell'astensione dalle udienze civili e penali dal 1 ottobre al 14 ottobre 2019 per i giudici di pace, 2019 in adesione a quello già proclamato in data 23\07\19 dal Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, Magip.
Le sottoscritte Associazioni ANGDP e UNAGIPA, avendo vanamente esperito la procedura di raffreddamento prevista dall'articolo 7 del Codice di autoregolamentazione per l'esercizio dello sciopero e delle astensioni dalle attività giudiziarie dei giudici di pace come da lettera del 28 maggio 2019 e malgrado il recente sciopero della categoria tenutosi dall'08 al 12 luglio 2019; prendendo atto del comportamento reiteratamente lesivo ed omissivo del Ministro della Giustizia, malgrado gli impegni assunti dal Governo nel punto 12 del contratto di governo e con la categoria nei tavoli Tecnico e Politico sulla corretta amministrazione della giustizia, sulle garanzie di indipendenza, terzietà del giudice di pace nel riconoscimento dei più elementari diritti di lavoro (previdenza, assistenza, equo compenso, continuità fino a 70 anni, disciplinare, incompatibilità e trasferimenti a garanzia della indipendenza del magistrato) e di inosservanza dei precetti fondamentali statuiti dalla Costituzione e dalle principali Istituzioni Europee (Commissione Europea, Parlamento Europeo, Comitato Europeo dei Diritti Sociali del Consiglio d'Europa, Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, Comitato dei Ministri del Consiglio D'Europa, e Corte di Giustizia Europea) e mondiali (ONU);
nel rilevare che l'attuale Governo non ha manifestato alcun segnale di sensibilità verso le istanze della categoria, visto che il disegno di legge sulla magistratura onoraria approvato al CDM del 22\5\9 non solo non ha accolto alcuna delle istanze avanzate da anni dalla magistratura onoraria, ma differisce dal testo presentato dal Ministro di Giustizia al predetto CdM;
con la presente le scriventi organizzazione proclamano lo sciopero nazionale dei giudici di pace dall'01 al 14 ottobre 2019 in adesione a quello già proclamato in data 23\07\19 dal Coordinamento Magistratura Giustizia di Pace, Magip;
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Saranno garantiti solo i servizi essenziali secondo le modalità e nei limiti previsti dal proprio codice di autoregolamentazione.
Premesso che:
il Giudice di pace è investito delle funzioni giudiziarie del primo grado di giudizio ed è giudice europeo e che unitamente ai magistrati onorari di Tribunale ed ai Vice procuratori Onorari svolge oltre il 60% degli affari giudiziari instaurati nei Tribunali italiani,
i giudici di pace chiedono il rispetto della Costituzione e delle Raccomandazioni e decisioni delle Istituzioni Europee ed Internazionali, alla luce delle quali la Giustizia , in qualsiasi grado e da chiunque espletata, esige, al fine di garantire l'imparzialità e professionalità del giudice a tutela dei cittadini che vi accedono, il riconoscimento a tutti i magistrati dei diritti fondamentali della continuità del servizio fino all'età pensionabile, di un trattamento economico adeguato alla funzione di giudice italiano ed europeo, delle tutele previdenziali ed assistenziali, delle garanzie ordinamentali di autonomia degli uffici e di indipendenza del giudice;
DENUNCIANO quanto segue:
Le legittime istanze di categoria non hanno trovato concreto ed effettivo riscontro da parte del Governo e del Ministro della Giustizia.
L'approvazione nel corso del Consiglio dei Ministri del 20 maggio 2019 dello schema del disegno di legge di modifica della c.d. riforma Orlando non soddisfa alcuna delle istanze legittime della categoria, vessata da trent'anni di precariato ed insussistenza di tutele, non avendo con evidenza il Ministro Bonafede e poi il CdM recepito il chiaro e inequivocabile input di cui al punto n. 12 del contratto di governo che prevede “…la completa modifica della recente riforma Orlando…”.
Dal contenuto del provvedimento approvato, non solo non si evince alcuna completa modifica della legge Orlando, ma sono state anche disattese le proposte di legge e gran parte delle indicazioni fornite dai Giudici di pace e dalla magistratura onoraria , d'intesa con la ANM e con quella di ruolo, nell'ambito del tavolo tecnico e politico che si era riunito al Ministero il 7 marzo su invito dello stesso Guardasigilli .
Il Ministro Bonafede ha inteso propugnare le seguenti misure, sbandierate sulla stampa, sui social e persino nelle ultime interpellanze parlamentari, come idonee a evitare lo “Tsunami” prodotto dall'entrata in vigore della riforma Orlando e concordate con la categoria, ed invece denotano solamente una mancanza di coraggio e un intento punitivo in piena continuità con la pseudo riforma messa in atto dal suo predecessore Orlando, con cui ha attualmente dichiarato di aver concordato la riforma, visto che non contengono nessuna norma pattuita con le rappresentanze della categoria, in sede di tavolo tecnico-politico del 20\05\19.
Le scriventi associazioni hanno infatti constatato che tali misure consistono in:
- una inadeguata indennità annuale garantita, inferiore a quella prevista per i navigator , seppure ben diverse ne siano la professionalità, le competenze e la responsabilità richieste; svolgendo i giudici di pace la funzione giurisdizionale normata nell'art.106 della Costituzione e nell'art. 1 R.D.n.12\1941 (legge Ordinamento Giudiziario);
- nella impossibilità di continuare a lavorare a tempo pieno se non a cottimo;
- nella negazione in radice dei diritti previdenziali ed assistenziali;
- nella negazione del pagamento mensile dello stipendio/indennità a tutt'oggi previsto per i Giudici di pace tramite il sistema NOIPA, essendo i redditi equiparati nella disciplina - ante riforma Orlando - a quelli del lavoro dipendente;
- nell'inquadramento della magistratura di pace nel sistema NOIPA del MEF con QUALIFICA MANUALE SENZA TREDICESIMA;
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- nella negazione di misure ordinamentali idonee a conferire sostanziale dignità alla categoria, come quella inerente ai trasferimenti ammessi – in palese violazione di principi costituzionali - solamente per incompatibilità e per esigenze dei fruitori della L. 104/92, o la mancata previsione della gradualità delle sanzioni in caso di procedimento disciplinare.
Lo “Tsunami” in realtà è lungi dall'allontanarsi dalle vite personali dei giudici di pace e degli colleghi magistrati onorari, sia per l'insufficienza delle modifiche previste, ma anche poiché il Governo, in sede di CdM, nel licenziare il DDL ha dimezzato al 20% l'ammontare della riduzione prevista del 40 % dei redditi per il calcolo delle imposte, vanificando così in pratica il beneficio che aveva costituito la base della proposta del Ministro Bonafede nell'ultima seduta del Tavolo Tecnico del 7 marzo.
Il Ministro della Giustizia, al pari di quelli che l'hanno preceduto, sta dimostrando tutta la propria forza nei confronti di una categoria che in modo assai economico per le casse dello Stato regge il peso di gran parte del contenzioso di primo grado nei giudizi civili e penali; di contro ha dimostrato tutta la propria debolezza nei confronti del proprio apparato burocratico che continua, come in passato, a dettare l'indirizzo politico.
Questo Governo pare si voglia fare complice di una riforma della magistratura onoraria:
1) ancora lesiva, come la precedente riforma Orlando, del principio comunitario di non discriminazione (clausola 4 della direttiva comunitaria 1999\70\CE sul lavoro a tempo determinato) prevedendo una generica ed inconsistente forma di previdenza ( che non sarà mai usufruita dai giudici di pace che non avranno il minimo contributivo dei 20 anni previsti dalla legge italiana), incompatibile con la natura professionale dell'attività lavorativa prestata dai magistrati di pace, nonché prevedendo che tutti i futuri oneri contributivi ricadano su di essi, in violazione delle sentenze della Corte di Giustizia Europea O'Brien del 2012 e del 2018;
2) Lesiva del principio comunitario del pro rata temporis (commisurazione del trattamento economico e pensionistico al tempo impiegato effettivamente all'esercizio delle funzioni giurisdizionali) avendo omesso lo stanziamento dei fondi necessari per garantire l'equo compenso alla magistratura onoraria e l'osservanza dell'ordinamento comunitario;
3) Lesiva del principio comunitario di non discriminazione essendo stato abbassato il limite di età dei giudici di pace e dei magistrati onorari in servizio da 75 anni a 68, ciò ponendo i magistrati di pace nella impossibilità di raggiungere l'età pensionabile, attualmente fissata in 70 anni sia per i magistrati di carriera che per gli avvocati, in violazione della Direttiva comunitaria 2000\78\CE del 27\11\10 (art.1,2,6).
Essendo sempre in prima linea nella giurisdizione i Giudici di pace sanno che queste modifiche minimali, che si vogliono far passare per migliorative del sistema giustizia, non avranno alcun effetto benefico, ma produrranno peggioramenti a discapito dei diritti e delle tutele dei cittadini e di chi amministra le loro sorti giudiziarie.
Si ha ben a mente che nel preambolo del decreto ministeriale 21 settembre 2018 istitutivo del Tavolo Tecnico si era ritenuto, al fine di definirne l'orizzonte contenutistico, di citare espressamente l'affermazione della Commissione Ue, resa avanti al Parlamento Ue, secondo la quale: “i magistrati onorari sono lavoratori a tempo determinato e non possono essere trattati in modo meno favorevole rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato ai sensi della direttiva 1999/70/CE” .
Sin dalla riunione del 22 ottobre del tavolo tecnico e politico è stato evidente che nessun riconoscimento del rapporto di lavoro sarebbe emerso, ma venivano promessi dalla tecnostruttura solo elementi migliorativi minimali della riforma Orlando , nonostante vi sia aperta procedura di
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infrazione come si evince dal DEF 2019 del Ministero delle Finanze nella parte inerente alla relazione del Ministero della Giustizia e nonostante la Sentenza della CEDS del 5\7\16 abbia deliberato che i giudici di pace sotto il profilo delle funzioni, dei doveri e del lavoro svolto, sono equiparabili ai magistrati professionali, con particolare riguardo al diritto inviolabile ad un trattamento previdenziale ed assistenziale corrispondente , anche in materia di tutela di maternità della paternità e della salute..
Si ha conferma infatti da quanto si legge a pagina 391 di detto documento, che sussiste procedura di infrazione contro lo Stato italiano ai sensi degli artt. 258, 259 e 260 TFUE . La Commissione Europea in base a quanto si legge, chiede uno specifico intervento normativo di settore e il Ministero nella relazione rappresentava che vi era conseguente stanziamento per assicurare la copertura degli oneri previdenziali per la magistratura onoraria, de – finanziato dallo stanziamento del 2018 per i tempi tecnici occorrenti per il perfezionamento dell'iter normativo per le necessarie modifiche al sistema vigente .
Ci si chiede con vivo sdegno di quale intervento normativo si tratti, considerando che né la legge Orlando, né la successiva modifica - allo stato solo preannunciata - nulla stabilisce ai fini previdenziali per i giudici di pace e per gli altri magistrati onorari, se non che la previdenza e è tutta a carico loro.
Ci si chiede con crescente preoccupazione a mezzo di quale artificio il Ministero della Giustizia darà “evidenza del superamento del rischio della procedura di infrazione comunitaria” ( DEF pag. 392) considerato che non si scorge nelle modifiche apportate alle riforma Orlando di cui al DDL licenziato dal CDM il 20.05.2019, nessun profilo previsto nel documento EU PILOT 7779/15/EMPL comunicato allo stato italiano e protocollato dalla presidenza del consiglio dei ministri al n. dpe 0007062 p – 4 22.17.4.5. del 10.06.2016 .
Sembra con evidenza che tale documento, invece di essere utilizzato come base normativa programmatica, avendo la Commissione chiesto espressamente alla Stato italiano quali misure avrebbe adottato per uniformarsi al diritto dell'Unione in tema di lavoro, è stato strumentalizzato dai Ministri della Giustizia Orlando e Bonafede - a contrario - per negare ogni tutela gius - lavorativa ai Giudici di pace .
Ciò nonostante i Giudici di pace siano impegnati dal lontano 1995 , data della loro immissione, a tempo pieno negli Uffici ad amministrare la Giustizia per lo Stato italiano con turni di reperibilità 365 giorni all'anno e ruoli autonomi ed indipendenti.
Ora si sfidano pertanto il Ministro, l'attuale Governo, le forze Parlamentari a procedere celermente nell'esame del DDL e di fare propri gli emendamenti suggeriti dai Giudici di pace e dai colleghi Giudici onorari di tribunale e Vice procuratori onorari, superando le aberrazioni e le contraddizioni della legge Orlando le cui logiche squisitamente punitive e discriminatorie sono già state censurate in sede sovranazionale , ma delineando una normativa finalmente compatibile con le norme comunitarie in tema di lavoro, ponendosi peraltro in contrasto le norme licenziate dal Ministro Bonafede con norme costituzionali e della convenzione EDU poste a tutela dei beni primari inalienabili e di superiori principi comuni delle Costituzioni europee.
Tutto ciò premesso, l'UNAGIPA e la ANGDP
proclamano
l'astensione dei giudici di pace in servizio nella Repubblica dalle udienze civili e penali e dalle altre attività d'istituto, secondo le modalità previste dal codice di autoregolamentazione dello sciopero come approvato dalla CGSSE e nei giorni sopra indicati.
Il Presidente Nazionale ANGDP Il Presidente Nazionale UNAGIPA
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Avv. Antonino Sugamele

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